Basta guerre: il Cloud è troppo costoso per i sentimentalismi. Ecco come Amazon monetizza Anthropic e OpenAI, assicurandosi la vittoria in ogni scenario. La vostra startup, intanto, si accontenti delle briciole (e dei prezzi gonfiati).
Caffè amaro nel cloud: OpenAI, Amazon e l’Alleanza da 38 Miliardi (con Anthropic seduta al tavolo)
Il mondo dell’Intelligenza Artificiale, a quanto pare, non è un’epica battaglia tra nemici giurati. È più una soap opera finanziaria, dove le rivalità si sciolgono come neve al sole di fronte a un assegno abbastanza grande. Se avevate creduto alla favola del duello all’ultimo chip tra OpenAI (appoggiata da Microsoft) e Anthropic (coccolata da Amazon), beh… tenetevi forte.
Perché mentre tutti guardavano il ring, le due Big Tech, Amazon e OpenAI, si stavano scambiando un anello di fidanzamento da 38 MILIARDI DI DOLLARI.
Sì, avete letto bene. E sì, l’ironia della situazione è così pungente che potrebbe quasi alimentare un data center.
Il triangolo delle Bermuda dell’AI: logistica finanziaria e ipocrisia
Facciamo un ripasso veloce, perché la situazione è una commedia degli equivoci che nemmeno Shakespeare avrebbe osato scrivere:
- Amazon e Anthropic: Amazon investe una cifra principesca, 8 miliardi di dollari, nella startup Anthropic. Il messaggio è chiaro: “Vogliamo un’alternativa forte a OpenAI! Lanceremo Claude, un modello più etico e controllato, e lo faremo insieme!”. Insomma, una dichiarazione di guerra (pacifica e politically correct) a Sam Altman e compagni.
- Amazon e OpenAI: Nel frattempo, Amazon Web Services (AWS) e OpenAI finalizzano un accordo da 38 miliardi di dollari (una cifra che fa sembrare l’investimento in Anthropic un obolo). L’accordo serve a OpenAI per eseguire i suoi carichi di lavoro mostruosi sul cloud di AWS.
La cosa meravigliosa è la coerenza. O meglio, la totale mancanza di coerenza, rimpiazzata da un pragmatismo che confina con il cinismo. Amazon, in pratica, sta finanziando la nascita di un suo “figlio” (Anthropic) per combattere un “nemico” (OpenAI), ma nel frattempo si assicura che il nemico le versi in cassa una fortuna.
Il sarcasmo è d’obbligo: Anthropic non è una concorrente di OpenAI; è una specie di ospite d’onore che serve ad Amazon come specchietto per le allodole, mentre l’accordo che fa girare veramente l’economia è quello con la rivale. Complimenti per la tattica, bisogna ammetterlo.
La cruda realtà del cloud: chi ha i server, comanda
Questo patto da 38 miliardi non è solo un “affare”, è la fotografia impietosa di come funziona il potere nell’era dell’Intelligenza Artificiale.
OpenAI è un’azienda da capogiro, valutata in centinaia di miliardi, ma ha un tallone d’Achille: la dipendenza dal Cloud. I modelli GPT non girano con la potenza di un laptop; richiedono infrastrutture gigantesche, basate sui costosissimi chip di Nvidia (gli H100 sono l’oro nero del momento).
Perché OpenAI, già alleata di Microsoft (che ha Azure, il cloud rivale di AWS), ha bisogno di Amazon?
La risposta è semplice quanto deprimente per gli idealisti: nessuno ha abbastanza capacità.
- Diversificazione del Rischio: Affidare tutte le proprie operazioni a un solo cloud (Azure) è un rischio logistico e politico enorme. E se i chip di Microsoft scarseggiano? E se le politiche cambiano? L’accordo con AWS è una polizza d’assicurazione che garantisce a OpenAI l’accesso a una capacità di calcolo incredibile e garantita su un altro fornitore leader mondiale.
- Potenza Pura: La domanda di GPU di alto livello sta superando l’offerta. OpenAI ha semplicemente bisogno di TUTTA la potenza che può trovare, e AWS ha le mani in pasta su quantità massicce di hardware.
Il commento cinico: OpenAI si allea con la rivale del suo backer principale per garantirsi la sopravvivenza. La fedeltà è una cosa da startup fallimentari; il pragmatismo logistico è l’unica moneta che conta tra i giganti.
Povera Anthropic: l’Ironia di essere il contro-esempio
La posizione di Anthropic in questa storia è, a dir poco, imbarazzante e merita una risata amara.
Quando è nata, Anthropic si è presentata come la white knight dell’AI, fondata da ex-dirigenti di OpenAI che avevano a cuore l’etica e la sicurezza. L’investimento di Amazon le ha dato credibilità e risorse. Sembrava una favola di Davide contro Golia.
Ora, Anthropic scopre che il suo papà finanziario, Amazon, ha un “amico di penna” che si chiama OpenAI e che gli versa in banca 38 miliardi di dollari, più di quattro volte quello che ha dato ad Anthropic.
Quali sono le implicazioni più scomode per Anthropic?
- Priorità Cloud: Se fossi un manager AWS, a chi darei la priorità nell’allocazione dei preziosi chip H100? Al cliente da 38 miliardi o a quello da 8? La risposta è ovvia. Anthropic rischia di diventare un cliente di serie B sulla piattaforma del suo stesso investitore.
- Credibilità: L’immagine di “alternativa” ne esce pesantemente macchiata. Se il tuo principale backer fa un affare così cruciale con il tuo rivale, quanto sei davvero una minaccia? La rivalità, a questo punto, sembra più un gioco di ruolo che una vera competizione esistenziale.
Amazon, dunque, gestisce l’AI come un casinò: non le interessa chi vince tra i modelli (OpenAI o Anthropic), le interessa solo che il gioco continui, e che le fiches (i miliardi) passino attraverso il suo banco (AWS). E, ovviamente, il cliente che scommette di più (OpenAI) riceve il trattamento da VIP.
L’amara verità sui prezzi: chi paga veramente i 38 miliardi?
E ora, passiamo all’aspetto più delizioso e meno dibattuto di questo affare: i prezzi del Cloud.
Quando una singola azienda, per quanto colossale, firma un accordo da 38 miliardi di dollari, c’è un effetto a catena che va ben oltre i bilanci di OpenAI e Amazon. Questo accordo ha, in modo sottile ma perverso, la capacità di distorcere l’intero mercato del Cloud Computing.
OpenAI, in quanto cliente TITANICO di AWS, avrà sicuramente ottenuto tariffe preferenziali. Non c’è dubbio. Quando compri un volume di servizi che equivale al PIL di un piccolo paese, ottieni sconti che nessun’altra startup potrà mai sognare. E fin qui, normale amministrazione.
Il problema, e qui sta il bello, è che questo massiccio assorbimento di risorse di calcolo influenza l’intera dinamica di domanda e offerta.
- L’aumento dei costi per tutti gli altri: L’AI, con la sua fame insaziabile di chip GPU (soprattutto Nvidia H100), ha già causato una scarsità globale di queste risorse. Quando Amazon destina una quota così grande della sua capacità Cloud a un singolo cliente come OpenAI, cosa succede agli altri clienti? Beh, i prezzi per l’accesso a quelle stesse risorse tendono ad aumentare, o semplicemente la disponibilità diminuisce. Insomma, grazie a OpenAI, le piccole e medie imprese che vogliono fare AI si trovano a pagare un “sovrapprezzo da carestia”.
- La guerra degli sconti fasulli: Microsoft, per non perdere la faccia e il dominio sul suo cliente più celebre, ha anch’essa dovuto garantire a OpenAI accordi vantaggiosissimi sul suo Azure Cloud. Questa guerra agli sconti estremi crea un’illusione: che il Cloud sia conveniente. Lo è, ma solo per le Big Tech. Per tutti gli altri, è un continuo rincaro o una corsa disperata per accaparrarsi le risorse rimaste.
In sostanza, i 38 miliardi non sono solo un bonifico; sono l’acceleratore che spinge Amazon a investire ancora di più in hardware costoso. E chi paga per questo circolo vizioso? Voi. O meglio, tutte le aziende che non si chiamano OpenAI, che dovranno sostenere i prezzi più alti per l’accesso ai Cloud di Amazon e, per estensione, anche ai Cloud rivali (Google e Microsoft) che aggiusteranno i loro listini di conseguenza.
La morale è semplice e amara: La competizione tra i modelli AI (GPT vs Claude) è divertente da seguire, ma la vera speculazione si fa sull’infrastruttura. Amazon, con questo accordo, si assicura che il suo Cloud rimanga l’epicentro di questa speculazione.
Quindi, la prossima volta che la vostra startup non riesce a ottenere una manciata di GPU per il vostro modello, sapete chi ringraziare. Non è un complotto; è solo un gigantesco accordo da 38 miliardi di dollari che dimostra che nell’AI, come nella vita, i veri vincitori sono i proprietari del campo da gioco. E, in questo caso, il proprietario ha pure finanziato uno degli sfidanti. Un vero spettacolo di cinismo capitalistico.
Conclusioni senza filtro
Questo accordo da $38 miliardi tra OpenAI e Amazon è un capolavoro di opportunismo e un monito per chiunque creda ancora alla retorica delle missioni e delle rivalità nel Tech.
La realtà è questa:
- L’AI non è una guerra ideologica; è un problema logistico. Chi risolve il problema logistico (i chip e i server) si arricchisce.
- La vera barriera all’ingresso non è creare il modello, ma avere l’infrastruttura. E chi controlla l’infrastruttura Cloud ha la chiave del regno.
- Le Big Tech non sono nemiche; sono interdipendenti. E questa interdipendenza è molto più redditizia di qualsiasi guerra.
È solo business, baby. E il business, a quanto pare, è fantastico.
